L’ex interista vola :
«Con Zaccheroni ritornerò grande»
«L’allenatore
mi conosce bene e sa quanto posso dare. Vorrei che anche la gente mi giudicasse per quello che sono, non per sentito dire»
FRANCESCO COCO , perché ha scelto il Toro per rilanciarsi?
«Credo sia la squadra giusta, con l’allenatore ideale e l’ambiente migliore perché io possa
dimostrare chi sono».
Chi è Francesco Coco ?
«Una persona sincera, diretta e solare. Sono un libro aperto, sempre. Io sono un ragazzo schietto:
se qualcosa non va, lo dico chiaramente. Non sono ipocrita, ci metto la faccia e me ne assumo le responsabilità».
Su di lei è stato detto e scritto di tutto. Perché?
«Bella domanda. Non lo so: non sono certo uno stinco di santo, per carità. Però potrei uscire di casa
senza vestiti, con tutte le etichette che mi hanno appiccicato addosso. Coco ribelle. Poi puttaniere, infine persino
gay. Parole in libertà».
Anche gli inglesi hanno infierito: Coco the Clown hanno scritto i tabloid d’Oltremanica
dopo la sua brevissima esperienza al Manchester City.
«Li ho già ringraziati per quel nomignolo: sarà la griffe della mia linea d’abbigliamento che
aprirò in Inghilterra. The Clown: sarà vincente».
Viva l’ironia. Ma presentarsi all’allenamento con la sigaretta non è stato un atto di
superficialità?
«Mai era stata detta e scritta menzogna più grande. Che io stessi fumando è una falsità totale: andavo
al campo con un dirigente del Manchester, e poi non è mai successo in carriera. Io do rispetto, pertanto esigo rispetto ».
Lei può dare tanto al Toro. Ma il Toro può dare ancora di più a Coco : concorda?
«Oggi è il mio primo giorno al Toro, dopo l’esperienza del 1999. Ebbene, non mi sento di passaggio
anche se da contratto sono solo in prestito sino a giugno».
E’ vero che lei ha rinunciato a tanti soldi per tornare a Torino?
«Sì, ma desidererei che fosse il presidente Cairo, se lo vorrà, a parlare del nostro accordo. Io mi
voglio dedicare soltanto al campo ».
Il suo feeling con il presidente ha già solide radici, vero?
«L’ho conosciuto un anno fa, mi ha subito fatto un’enorme impressione. Mi ricorda molto
il mio primo presidente, Berlusconi. E’ un uomo molto sensibile, ha un’intelligenza e una curiosità davvero speciali:
difatti guardate che impero s’è già costruito,
da solo».
Risulta che lei abbia grande stima pure per Zaccheroni.
«Come no. L’ho avuto tre anni e mezzo a Milano, prima col Milan, poi con l’Inter. E’ un
tecnico che ha molto dialogo con i calciatori: nella mia esperienza, non ne ho avuti molti così».
L’ha già sentito?
«Sì, martedì pomeriggio. Mi ha chiamato e in venti minuti ha voluto sapere tutto di me: l’ho ritrovato come l’avevo
lasciato. Sicuro, sereno, determinato».
Al Toro ritroverà anche Abbiati: più che un amico, un fratello per lei.
«Siamo cresciuti insieme, tra noi c’è un’unione speciale, un’amicizia vera. Mi darà
una grande mano all’inizio, aiutandomi ad ambientarmi nel gruppo».
Di lei si dice che sia un giocatore scomodo da gestire, uno che spacca lo spogliatoio. Perché?
«Boh, e chi lo sa? E’ un’altra bugia: chiedetelo ai ragazzi con cui ho giocato, o
agli allenatori che ho avuto. Sono un giocatore come
tanti altri».
Ma molto più chiacchierato.
«Io sono esuberante, amo vivere, mi piace stare tra la gente. La vita è questa: puoi ridere,
piangere, fare bene o meno bene. Però a trent’anni vorrei che la gente mi giudicasse per quello che sono, non per sentito
dire. E’ un’altra sfida, un’altra partita che voglio vincere col Toro».
Fisicamente come sta?
«Bene. Però per rispetto dei compagni e per vedere il miglior Coco ci vorranno almeno due settimane
di lavoro per essere al top, dopo l’infortunio al ginocchio».
Numero di maglia?
«77. Il mio numero sin dai tempi del Milan».
A beneficio delle tifose granata: possono sperare? «Vengo al Toro per dimostrare che posso tornare ad essere uno dei più forti terzini sinistri del mondo.
Dopodiché rispondo alla domanda: sono single».