FORZA FRANCESCO COCO

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LIVORNO. Alzi la mano chi, il giorno dell’acquisto di Coco, non ha pensato: questo se va bene lo vediamo in campo a gennaio. Scetticismo per certi versi giusticato. Vero che Spinelli col suo potere magico farebbe giocar bene in amaranto anche Boldi e De Sica, ma qua eravamo di fronte a un punto interrogativo gigante. Invece la scommessa l’ha vinta ancora Spinelli, l’ha vinta Donadoni, l’ha vinta Francesco Coco.
C’è un nuovo gossip su Francesco Coco.
«Davvero? E quale?».
«Che è tornato un giocatore vero, che corre, che regala assist, che viene elogiato anche della stampa nazionale».
«Questo sì che è uno scoop. Mi hanno massacrato per due-tre anni senza neanche sapere un briciolo di verità. Ne avrei tante da dire...».
Siamo curiosi.
«Giusto un antipasto. Dopo un’operazione sbagliata alla schiena, mi sono ritrovato col nervo sciatico completamente devitalizzato. Ero disperato: la testa mandava l’input alla gamba, e la gamba non rispondeva. Da impazzire. Avevo 60 cm di nervo sciatico da ricostruire, al ritmo di 1 millimetro al giorno, e in più la gamba aveva perso il 98% del tono muscolare. E invece cosa dicevano? Che Coco non giocava perché pensava alle donne, perché andava in discoteca. Accuse vigliacche dalle quali non potevo difendermi, perché il campo era l’unica arma che avevo».
Poi è arrivato il Livorno.
«C’erano varie richieste ma ho scelto la maglia amaranto».
E perché?
«Avevo parlato con Donadoni, sapevo di avere la sua fiducia. In quel momento avevo bisogno di persone che credevano in me».
Alla 12ª giornata Coco è un titolare e un protagonista in serie A. Può crescere ancora?
«La cosa più bella è che sento dei miglioramenti settimana dopo settimana, nel fisico e anche nella testa».
Un legame con l’Inter fino al giugno 2009 ma anche la sensazione che il rapporto con la tifoseria nerazzurra sia più devitalizzato di quel nervo sciatico...
«È vero, a Milano ci sono rimasto male. Per carità, mica mi aspettavo un’ovazione, però neanche quell’accanimento contro di me dal primo all’ultimo minuto. Il guaio è che i tifosi non sanno la verità su Coco, a Milano vivono delle chiacchiere da bar e vi garantisco che su di me si sprecavano...».
Insomma, se con l’Inter non va, possiamo rivedere Coco in amaranto anche la prossima stagione.
«Non sono un tipo che chiude la porta a niente, tantomeno ad una società come il Livorno alla quale devo tanto. In 4 ore decisi di accettare il trasferimento dal Milan al Barcellona, figuratevi se la mia mente non è aperta a qualsiasi ipotesi. A Livorno ho trovato davvero un ambiente ideale».
Battuta cattiva cattiva: forse perché non ci sono discoteche...
«Non male. Ma magari vicino c’è qualcosa. Io però sfido chiunque a dire che frequento le discoteche invece di sudare e lavorare».
Livorno quinto in classifica, da non crederci. E Coco sogna?
«I sogni sono gratis, non si negano a nessuno. Coco è realista. E se tra 10 giornate il Livorno è ancora in questa posizione, io inizio a scrivere la E».
La E?
«Esatto, la E di Europa».
Così tanta fiducia in questa squadra?
«Dopo il tracollo di Milano con l’Inter è cambiato qualcosa. Siamo entrati a San Siro convinti di perdere e ci hanno preso a pallonate, da quel giorno c’è più cattiveria agonistica. Nello spogliatoio anche i giocatori della Juve mi hanno fatto i complimenti per il valore della squadra. Tecnicamente siamo messi bene, e il gruppo ha un grande leader».
Lucarelli?
«Certo. Cristiano è come Maldini nel Milan, ed ha la maturità di capire il suo ruolo e portarlo avanti. Ora merita la nazionale».
E Coco ci spera?
«È prematuro.
Ora devono chiamare Cristiano».


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